In giovane età il cortile del condominio era per me fonte di gioco, scoperta e prime relazioni di amicizia. Ricordo ancora mia madre chiamarmi per la cena dall’alto del secondo piano mentre con il pallone urtavamo fragorosamente nei garage sottostanti con il conseguente richiamo del capocondomino; poi i giochi di gruppo, le biglie e il nascondino e le risse. Un mondo dentro insomma, vissuto nel microcosmo di quattro palazzine in attesa di diventare adulti e guadagnare finalmente il centro della città.
Poi i vicini, quelli che rumoreggiavano a tutte le ore, quelli che stendevano gocciolanti pile di indumenti, quelli che l’assaggio della torta era un grande momento di convivialità. Con la scomparsa del piano terra, la cementificazione e l’apertura delle piazze commerciali tutto questo non c’è più. I rapporti di buon vicinato e di scambio sociale hanno lasciato il posto ai tiepidi focolari del salotto a 42 pollici.
Sarà la rete a riportare le relazioni al loro punto di partenza?
Navigando nel web si stanno moltiplicando applicazioni, forum e social network che tentano di ricostruire le relazioni sociali di buon vicinato.
Dall’applicazione veneta Ratatouille per lo scambio di cibo in esubero tra vicini, alla toscana Noruba che ti permette di segnalare in tempo reale emergenze o rischi agli abitanti del tuo quartiere; poi c’è Mano, ancora in fase di sviluppo, in cui scambiare competenze ed aiuto per le piccole cose da fare e ancora Local Flow in cui condividere notizie importanti e foto su argomenti strettamente legati ad una zona o ad un quartiere.
Una particolare attenzione va a Social Street network che parte da Facebook per rilanciare il coinvolgimento tra le persone attraverso micro reti legate alle vie delle città e dove, da un primo passaggio virtuale e di conoscenza, si passa direttamente alla realizzazione di momenti in comune, eventi e proposte concrete di mutuo aiuto.
Saranno le nuove tecnologie a farci recuperare lo spirito di accoglienza, di solidarietà e di giustizia sociale di cui tanto abbiamo bisogno? Basterà una semplice applicazione a ricordarci della signora del terzo piano che necessita soltanto di fare quattro chiacchiere davanti a un buon caffè?
Ritrovare modalità di condivisione tra individui, riaffermare le nostre primarie esigenze di fare comunanza, di sostenersi nelle lotte per i diritti, di ristrutturare il senso comune di appartenenza è l’obiettivo sempre in alto sull’asticella e se i nuovi mezzi comunicativi potranno supportarci in questo sforzo non potremmo che essergliene grati.