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Il gioco da tavolo nella formazione di equipe educative

Il gioco da tavolo entra nella formazione degli educatori alla “Casa di Giulio”, la nuova comunità per minori di prossima apertura a Piane di Falerone (FM); Palestra di giochi (in collaborazione con Nuova Ricerca Agenzia Res e gli operatori della Casadimattoni), ha offerto alle nuove figure professionali coinvolte due giornate formative all’insegna del gioco da tavolo strutturato e dei giochi di interazione per favorire l’apprendimento di buone prassi, rilanciare il lavoro di equipe, riflettere sulle dinamiche di gruppo, rilevare e rielaborare le criticità del mondo lavorativo nel sociale.

Attraverso l’utilizzo delle meccaniche progettate dagli autori dei giochi abbiamo concentrato la riflessione sulle dinamiche emergenti dell’equipe per andare a scandagliare alcuni temi importanti per la costruzione di buon ambiente di lavoro.

I temi affrontati durante il workshop hanno visto i partecipanti confrontarsi su:

LA RICERCA DI UN GIUSTO RITMO IN UN LAVORO COMPLESSO

Espressione di se ed emozioni, conoscenza dell’altro, sospensione del giudizio, curiosità

SETTING COME SPAZIO DI DIALOGO

Cooperazione e ascolto, osservazione, decisione, conflitto, partecipazione, coinvolgimento e leadership

ATTEGGIAMENTI DI POSTURA MENTALE

Essere presenti, trasparenza nelle relazioni, affrontare argomenti difficili, sospensione giudizio e pregiudizio, credibilità dell’autorevolezza

L’EDUCATORE CHE SI PRENDE CURA DI SE STESSO

Interrogarsi sulle lenti di osservazione, fare i conti con la propria vulnerabilità, consapevolezza curiosa ma critica, i rischi dell’impegno educativo

I giochi utilizzati per stimolare il dialogo costruttivo ed il confronto sono stati:

JUNK ART

Ascolto attivo, fiducia, risoluzione dei problemi/conflitti, organizzazione, gestione del rischio, lavoro di squadra, consapevolezza del tempo

LE CARTE DI DIXIT

Auto-osservazione e di introspezione (riconoscimento delle proprie peculiarità), relazione con l’altro, descrizione delle proprie caratteristiche

IL GIOCO DEI PONTI

Apertura mentale, flessibilità, fiducia, coerenza, organizzazione del lavoro, antagonismo, leadership, competizione

LIFT IN

Ascolto dell’altro, fiducia, creatività, tenacia, gestione dello stress

Il gioco da tavolo se ben strutturato ed inserito all’interno dei programmi formativi diviene un utile strumento espressivo capace di coinvolgere attivamente, creare un setting piacevole e favorevole all’apprendimento, e di processare contenuti importanti.

Se hai piacere di conoscere meglio i nostri progetti e vorresti proporli nella tua struttura contattaci, insieme a te valuteremo il percorso migliore per le tue esigenze

Archeologie del gioco

Ritrovamenti dal passato, 1990-1993

Riemerge dalla soffitta un vecchio contenitore che racconta una parte del mio passato ludico.

Erano gli inizi degli anni 90 e nella mia città, Ascoli Piceno, si trascorrevano serate a suon di birra in uno dei pub più in voga della città, il “Nicolò IV“, cominciava da lì la mia esperienza di intrattenitore ludico. Con l’aiuto delle prime riviste di giochi in Italia (GiocArea, EGiochi, Giochi Magazine) cominciai a proporre nelle fredde serate invernali intrattenimento ludico ai malcapitati avventori del locale; con il benestare degli inconsapevoli gestori per quasi tre anni il martedì ed il giovedì al “Nicolò IV” si giocava utilizzando gli allegati delle riviste che prontamente modificavo e adattavo, organizzando squadre tra i tavoli che si scontravano fra di loro in un’atmosfera fatta di nuvole di fumo (a quei tempi il tabacco era ancora ammesso nei locali pubblici), panini arrostiti e birre scure.

Mi preparavo a dovere, stampavo (con le prime stampanti ad aghi) le cartelle per i giocatori, fotocopiavo le mappe e i tabelloni, costruivo gli elementi del gioco con materiali rudimentali e annunciavo i giochi con locandine spesso disegnate a mano (l’aver frequentato una scuola d’arte sarà pur servito a qualcosa!).

Da appassionato di romanzi gialli i primi giochi che proponevo erano delle vere e proprie sfide investigative tra gruppi di amici nei tavoli (Serate con delitto). Ogni tavolo un gruppo di investigatori e ogni 10 minuti un nuovo indizio veniva consegnato ai giocatori che dovevano riflettere, dedurre e scartare eventuali innocenti tra gli indiziati. L’accoglienza del gioco in un ambiente così particolare e poco strutturato fu subito buona, raramente trovavo qualcuno che non volesse prendere parte al gioco, comprese le coppie di innamorati che magari ricercavano un pò di intimità nell’oscurità dell’ultimo tavolino a destra e che invece venivano da me “importunate”.

Un altro tipo di giochi che andavano molto erano quelli di esplorazione su mappa, (Mission Impossible, La piramide maledetta) con enigmi da risolvere, tesori da trovare, ostacoli da superare, cercando di vincere arrivando prima degli altri alla fine del tortuoso percorso.

Mentre i giocatori erano presi dalle meccaniche e dall’atmosfera del gioco, da buon conduttore mi aggiravo tra i tavoli per dare spiegazioni, rinforzare lo spirito di partecipazione, dare qualche aiuto a chi era rimasto indietro (anche perchè l’illuminazone del locale, da riproduzione fedele di “english pub”, era veramente scarsa e riuscire a vedere la mappa era spesso un gioco anch’esso).

Ma i giochi che amavo far provare di più erano quelli in cui tutti i tavoli si sfidavano apertamente attraverso una animazione collettiva ed uno scontro diretto. Aggiudicarsi un quadro di valore più o meno sconosciuto nel gioco “Asta Crosta” o riuscire per primi a dichiarare la ricetta giusta in “Tutti chef” portavano l’esperienza ludica ad un livello sfidante più alto. Osservare i giocatori urlarsi contro, sbeffeggiarsi ed insultarsi, cercare soluzioni per vincere, tutto all’interno di una situazione ludica controllata, era davvero divertente, si evidenziavano in quelle due ore di gioco collettivo le potenzialità creative di socializzazione dell’ambiente ludico.

Poi in occasioni di feste come il famoso carnevale ascolano il pub si riempiva di gente e bisognava progettare qualche gioco che coinvolgesse un numero alto di partecipanti. “Spie” era un gioco per una cinquantina di persone e prevedeva la ricerca del proprio partner misterioso, riconoscibile tra tutti i presenti per una qualche caratteristica fisica o espressiva, l’unione dei codici cifrati presenti all’interno della propria scheda e in quella dell’altro giocatore complice e la risoluzione finale della missione di coppia. Il gioco non aveva tempistiche prefissate e veniva giocato durante la serata mentre si beveva, si ballava o chiacchierava amabilmente. Nonostante il clima festoso e “lascivo” era palpabile la tensione nella spasmodica ricerca del proprio complice, tra i partecipanti serpeggiava la prudenza, la circospezione, la diffidenza. L’ambientazione del gioco si era perfettamente sovrapposta al naturale svolgimento della particolare serata in maschera. Il gioco era diventato il mediatore comunicativo nelle relazioni spontanee tra i giocatori. Inutile dire che poi ci scappava anche qualche appuntamento con la sconosciuta di turno con cui avevamo giocato in coppia.

Con l’arrivo della bella stagione proponevo giochi all’aperto per le vie della città (una sorta di predecessori degli attuali urban games); a piedi o in bicicletta i giocatori dovevano scoprire misteri nascosti tra i monumenti di Ascoli Piceno, cercare indizi all’interno di negozi, chiamare ignoti numeri telefonici per avere indicazioni geografiche; mi appassionavo ad inventare sfide sempre più difficili e cercare luoghi improponibili dove far arrivare i giocatori.

Da buon animatore e da provetto game designer anche per me era una sfida, una sfida a fare sempre meglio, a trovare soluzioni creative, a far girare la mente, a coinvolgere le persone, a non rimanere immobile nella fissità e nella noia della classica provincia italiana.

Richiudendo la scatola nascosto nel fondo ho ritrovato il mio primo biglietto da visita con cui mi presentavo e proponevo i miei giochi, non ricordavo assolutamente di aver scelto come nome Ludicamente e mi fa nostalgia ripensarmi in quel periodo ad appassionarmi ad un “arte”, quella del gioco, in cui poi mi sarei immerso totalmente negli anni successivi cercando anche sbocchi professionali.

Ripongo la scatola, spolverandola un pò, vicino alle scatole dei miei giochi attuali, quelli progettati ma messi a decantare, quelli fatti e quelli ancora abbozzati; continuo a fare animazione, a giocare, a portare il gioco nelle comunità, a divulgare questa stupenda attività con una nuova professione, nuovi amici con cui confrontarmi ed ancora nuove idee da mettere in gioco.

Categorie e giochi

Strategia/alea  – Breve durata/lunga durata

Nell’immagine sotto una interessante categorizzazione di alcuni giochi da tavolo utile nella scelta del gioco da proporre; è possibile virare verso un gioco più o meno lungo nella durata e prevedere la presenza o l’assenza di fortuna nelle meccaniche.

SUNDAY GAME LABS FEVER

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Mogliano Sunday Game Labs Fever è la prima edizione di una iniziativa rivolta ai giovani dai 14 anni in su per la riscoperta dei giochi da tavolo e l’approccio a nuovi giochi live. Si articolerà per sette domeniche a partire dal 19 novembre 2017 e fino al 14 gennaio 2018. L’iniziativa prevede l’allestimento di un’area di gioco libero attiva dalle 16 alle 18, presso i locali dell’Ex ospedale San Michele, animata dagli esperti del Labs, guidati dal presidente del Labs Daniele Benedetti. Inoltre ci sarà un gioco-evento speciale, ogni domenica diverso, condotto da un esperto proveniente dal Team Stammibene o dalle associazioni che nel territorio si occupano di giochi.

L’itinerario è completamente gratuito ed è stato ideato e realizzato dal Comune di Mogliano (MC), a partire dall’iniziativa di Vincenzo Lombi e Ilenia Marcattili, in collaborazione col Team Stammibene del Dipartimento Dipendenze Patologiche AV3 ASUR Marche, con il Laboratorio Sociale di Macerata e con l’associazione Glatad di Tolentino.

L’intento è quello di stimolare attraverso il gioco life skills, cultura, libertà e salute. In questo senso si pone in continuità del festival Game Labs, nato a Macerata nel marzo scorso con l’obiettivo di usare il gioco per aiutare i giovani a crescere e relazionarsi, contrastare omologazione, isolamento e dipendenze. E per mettere in rilievo la differenza tra gioco sano – in cui stare insieme è il fondamento – e giochi individualistici dell’era digitale, basati su uso e abuso di smartphone, consolle e tablet, o addirittura sull’approccio al gioco d’azzardo, fenomeno pericoloso quanto sottovalutato, purtroppo in crescita anche tra i minori.

Nei gioco-evento speciale ci sarà particolare attenzione a stimolare la relazione tra pari e a evidenziare come collaborazione e spirito critico siano fondamentali nel gioco come nella vita.

“La metamorfosi” e “Sì, oscuro signore”, condotti rispettivamente da Paolo Roganti e Ken Luong, metteranno alla prova capacità di intuito e analisi, per individuare chi e in che modo sta cercando di ingannarci, “l’Enigmista” e “Green Inferno”, condotti da Riccardo Tronelli e Paolo Nanni, getteranno i partecipanti in situazioni di escape room, un tipo di gameplay sempre più in voga, in cui si deve collaborare per superare prove e enigmi. In “Global market” Stefano Casulli ci proporrà una competizione per accapparare risorse e vendere prodotti, come nella apparente giungla priva di etica che è il mercato globale, in “Tutti per uno” Lucia Berdini – collaboratrice di Ludic – animerà divertentissime dinamiche cooperative in cui si impara a conoscersi e a sostenersi, infine in “Flick’em up” Luigi Coccia ci farà riscoprire in formula rinnovata la tradizionale e appassionante sfida a colpi di schicchere.

Le domeniche in cui si svolgerà Mogliano Sunday Game Labs Fever sono: 19 e 26 novembre 2017; 3, 10 e 17 dicembre 2017; 7 e 14 gennaio 2018.

GIOCA CON NOI

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Da novembre presso la Ludoteca “Stile Libero” di Grottammare (AP)  una serie di incontri gratuiti dedicati ai giovani dai 12 ai 35 anni che potranno conoscere un’ampia selezione di giochi da tavolo come strumento educativo e di socializzazione.

Nuova interessante iniziativa organizzata a Grottammare dai Centri di aggregazione giovanile. Giovedì 23 novembre alle 17 è in partenza “Gioca con noi”, un laboratorio sui giochi da tavolo dedicato ai giovani dai 12 ai 35 anni. Potranno conoscerli come strumento educativo e di socializzazione.

I 12 appuntamenti pomeridiani, in programma a giovedì alterni fino al 24 maggio, si terranno nella Ludoteca “Stile libero” in via del Mercato, 7 (zona Centro). Gli incontri sono curati dall’Associazione Spazio Ludico e verteranno sullo studio di un’ampia selezione di giochi da tavolo, da quelli di strategia a quelli di carte, passando per i classici intramontabili.

“È solo il primo dei laboratori che i nostri Centri proporranno nell’anno 2017/2018 – anticipa Lorenzo Rossi, assessore alle Politiche Giovanili – Nell’epoca del gioco digitale, è una scommessa rilanciare anche i giochi da tavolo come elemento di aggregazione e uso positivo del tempo libero“.

La partecipazione al laboratorio è gratuita e i posti sono limitati, previa iscrizione presso una delle 2 ludoteche. I genitori dei minorenni non ancora iscritti potranno effettuare la registrazione recandosi personalmente nelle sede di “Stile Libero” (zona Centro, via del Mercato, 7) o de “L’Isola che c’è” (zona Ascolani, via Ischia – angolo via Firenze).

È gradita prenotazione dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 presso il Centro Ricreativo “Stile libero” (0735 736668).

Il gioco dentro ai conflitti

 

Si è svolta a Loreto il 18 e il 19 luglio la Summer School Marche 2017 dedicata al Service Learning; l’evento formativo organizzato dall’Istituto di Istruzione Superiore Savoia Benincasa ha coinvolto diversi docenti di scuole di diversi gradi.

Invitato come relatore sull’utilizzo di dinamiche espressive teatrali e ludiche per la formazione e la gestione del gruppo nella scuola ho proposto il gioco di narrazione interattiva “Storie di carta” di Roberto Grassi; i docenti partecipanti avevano l’esigenza di provare un metodo diverso per riflettere sui conflitti e le problematiche nella classe e tra loro stessi..

 

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La narrazione scaturita dal gioco è stata molto interessante (6 insegnanti divisi in due gruppi hanno raccontato la storia di Nicola, ipotetico ragazzino evitato da tutta la classe per una serie di difficoltà).

Nella sessione sono emerse differenti dinamiche, sin da subito i partecipanti hanno deciso come personaggi giocanti di essere proprio insegnanti alle prese con le difficoltà del ragazzino nella classe (nel regolamento chi inizia a narrare crea l’ambiente ed i pg) ed in particolare una scena del gioco si è svolta durante una gita scolastica; il gioco è durato circa un’ora è ha messo in evidenza sia le difficoltà di narrare qualcosa di contrario alle proprie convinzioni (utilizzo “cieco” delle carte rosse e nere) e quindi “forzarsi” a riflettere attraverso un comportamento opposto al solito sia la possibilità di poter dare un senso condiviso nel gruppo alle evoluzioni emerse nella storia durante il gioco, sia positive che negative.

Il gioco è risultato estremamente pratico ed efficace per il gruppo in formazione e sicuramente lo riproporrò in altri ambiti.

 

Per ulteriori informazioni qui trovate il sito di Roberto Grassi con tutti i suoi giochi di narrazione Levity di Roberto Grassi

 

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Il gruppo di lavoro

La testata del comunista

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Si è svolto il 25 marzo nello splendido Teatro dell’Arancio a Grottammare l’incontro con il noto giornalista Angelo Ferracuti organizzato dall’Associazione Tillandsia nell’ambito dell’evento Personal Branding 2017; durante il pomeriggio ho riproposto il gioco “La testata del comunista: come imparammo a travisare le notizie” gioco di comitato collaborativo in cui aspiranti giornalisti hanno prodotto le prime pagine dei giornali partendo da reali titoli di quotidiani.

Uno spazio ludico per de-costruire e rielaborare, come una sorta di blob testuale,  fatti e notizie della quotidianità con l’intento di riprogettarne il linguaggio.

Durante il gioco i partecipanti hanno reinventato le prime pagine dei giornali mettendo in luce con ironia e cinismo fatti e situazioni della vita politica e culturale creando un decoupage sociale provando a rispecchiare l’autenticità dell’attuale sentimento popolare.

Qui sotto alcune delle testate prodotte.

La testata del comunista

Gioco di comitato di Luigi Coccia

partecipanti 25 persone

durata 1 ora e 30

2012

Foto: Gianluca Tappatà

Ne rimarrà uno solo – Personal Branding 2017

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“Sfida all’ultimo posto di lavoro disponibile”, con questa frase è stato presentato il 18 febbraio alla sala Kursaal di Grottammare il Live Game Highlander che ha visto sfidarsi 25 persone alla ricerca di un’unica assunzione sicura.

I partecipanti, a cui era stato affidato segretamente un mestiere e degli obiettivi, si sono lanciati nella lotta all’unico posto di lavoro senza esclusione di colpi bassi mettendo in campo ogni possibile motivazione per raggiungere l’impresa,

Il gioco è stato proposto all’interno del ciclo di incontri Personal Branding 2017, sul lavoro, la crescita personale, l’innovazione sociale e la comunicazione. organizzato dall’Associazione Tillandsia.

La formazione esperenziale attraverso il momento ludico è risultata essere elemento fondamentale sia per la ri-scoperta delle proprie capacità relazionali sia per la sperimentazione di canali comunicativi diversi che partendo proprio dalle dinamiche del gioco hanno permesso lo sviluppo di un pensiero creativo.

Highlander, ne rimarrà uno solo

Gioco di Luigi Coccia

partecipanti 40 persone

durata 2 ore

2017

Life sharing: il gioco come momento di vita condivisa

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Jpeg

Si è svolto giovedì 17  novembre 2016 al Palazzo Kursaal di Grottammare l’evento organizzato dall’Associazione Culturale Blow Up, “Life sharing. Momenti performativi di vita condivisa. Chi è il mio prossimo?” .

Al suo interno il gioco “Life Sharing” ha visto i partecipanti cimentarsi in un play dedicato all’abitare gli spazi, i tempi e le persone costruendo una vera e propria casa in miniatura e sistemando al suo interno i personaggi della storia ognuno con una propria professione ed un proprio obiettivo.

Lo spazio fisico del lavoro è diventato quello dell’accogliente luogo familiare, le caratteristiche degli spazi abitativi sono state trasportate negli ambienti lavorativi in una sorta di co-working-house tra sapere e comunità.

Nei due incontri organizzati ognuno ha potuto sperimentare giocando la propria idea di spazio condiviso e di tempo condiviso utilizzando risorse personali condivisi nel gruppo di gioco.

Life sharing, gioco di Luigi Coccia

partecipanti 30

durata 2 ore circa

2016